domenica 29 aprile 2018

EXTRA ROUND: questione di naso.


Ho ottima memoria per gli odori.
La mia mente è uno sconfinato archivio traboccante aromi e miasmi di ogni tipo.
Tramite l’olfatto percepisco cattiveria, natura demoniaca o al contrario, bontà d’animo . Ci sono tante cose che sfuggono ai  nasi atrofizzati degli umani, che da quando hanno  dimenticato il linguaggio animale perdendo la loro natura di scimmie, sono diventati degli alieni su questa terra. Madre Gaia ormai non li riconosce più e li tratta di conseguenza tentando di sterminarli.
Non tutte le scimmie glabre però, vengono per nuocere: non scorderò mai l’odore di quel bambino che trovato il giaciglio dove mia mamma aveva lasciato me e i miei fratelli mentre era in cerca di cibo, prese brevemente il suo posto.
Sì, perché nostra madre, una bella gatta nera dal lungo manto, ci lasciò come tutte le mattine per andare a cercare cibo, ma non fece più ritorno. La perversa voglia di uccidere tipica dell’essere umano ce la portò via, ammazzata da un sadico ragazzotto che decise di testare su di lei la balestra che il padre teneva nell’armeria.
Sollevammo tutti la testa di scatto quando sentimmo l’urlo che emise durante il suo assassinio e quando finimmo di miagolare disperati, l’istinto ci disse che eravamo spacciati: disgraziatamente dipendevamo dalle cacciagioni di nostra madre e non avevamo ancora imparato a cacciare.
Se non fosse stato per quel bambino e gli avanzi della pescheria di suo padre, saremmo morti di stenti . Come sentivamo l’odore del pesce, uscivamo dalla siepe in cui vivevamo  correndogli incontro a coda ritta e mangiando tutti insieme da una ciotola di alluminio.
Tutto andò bene fino a quando il cucciolo umano non decise di portare suo padre a guardarci , che rivolgendosi a lui esclamò: “Argo, evita di allontanarmi dal negozio per queste cazzate. Se pensi di portarteli in casa te lo scordi e che non ti peschi più a portare resti di orata fuori dal negozio per queste bestiole insopportabili!”.
Il bambino però, non si arrese: arrivò in compagnia di un anziano umano panciuto e dimesso, il cui volto bonario ci ispirò subito fiducia. La gente lo soprannominava “il nonno dei randagi”, perché si occupava degli animali in difficoltà del quartiere.
Ci mise tutti in un trasportino e ci diede in adozione ad alcuni abitanti del quartiere. Eravamo spaventati quando vedevamo quelle mani avvicinarsi per prenderci, ma quando fui agguantato da Caryn mi sentii subito al sicuro. Percepivo in lei un’immane forza che gli altri umani non possedevano, ma non ne fui impaurito. La sua voce calma mi ispirò fiducia e mi abbandonai facendo le  fusa tra le sue braccia, ma scoprii in seguito che non era lei a cui ero destinato, ma a una delle sue figlie, Ide.
Era anche lei una cucciola come me e come mi vide mi stordì urlando di felicità e mi rivolse così tanto affetto che ci misi poco ad affezionarmi a lei. Ciò che mi suggerì l’istinto era di dubitare degli esseri umani, ma imparai a gestire questo tipo di sentimento grazie ad Ide, che divenne quasi una sorella.
Poi una sera di autunno, iniziai a sentirle addosso un cattivo odore.
Iniziai a percepirlo tutte le volte che rientrava tardi a casa e quel fetore di morte capii che non era il suo, ma di un esemplare di umano maschio, giovane e dedito a qualcosa di turpe.
Durante un pranzo in famiglia, scoprii da dove arrivava: era il lezzo di Stelian, il suo nuovo ragazzo. Odiavo quelle sue lunghe mani pallide e passavo il tempo a scansare le sue carezze: il suo tocco era gelido e sventuratamente la mia natura sensitiva, mi mandava brevi flash della sua vita. Un  giorno che rizzai il pelo e soffiai, Ide e i suoi famigliari la presero sul ridere, pensando che fosse a causa del freddo invernale che si portava addosso appena entrato in casa.
Non sanno che il gelo per un esemplare a pelo lungo come me è una buffa piccolezza: trasalii  perché percepii nella mia mente l’ urlo straziante di un piccolo animale, probabilmente un coniglio ,ucciso in modo terrificante.
Soffrivo nel vedere Ide dormire stretta a quell’anomalia umana di Stelian ed essere scacciato dal letto dai loro piedi, mi fece soffrire moltissimo.
Mai offendere un gatto: nella loro superficialità gli umani sottovalutano l’ orgoglio felino. Calci e carezze si addicono ai cani, ma noi gatti siamo di tutt’altra pasta. Un’onta subita si lava solo con la vendetta per cui iniziai a pedinare quell’essere ripugnante e debbo ammettere che quella scimmia glabra, fu piuttosto abile nel seminarmi. Era dotato di una velocità irreale per essere un uomo e come raggiungeva l’ombra di un vicolo, spariva completamente…puzzo compreso.
Poi, mentre mi leccavo infuriato sentendomi stupido per averlo perso un'altra volta, fiutai un vecchissimo odore della mia infanzia e mi passarono davanti due umani dall’aspetto predatorio.
Ne rimasi ammaliato: la loro andatura fiera e ed elegante, mi ricordava tanto quella delle mie cugine tigri. Erano pericolosi ,affascinanti e i loro corpi avevano qualcosa di diverso da quelli degli umani che ero solito incrociare per le vie del centro.
Sapevano di cibo, tensione e rabbia; quello più piccolo di statura, aveva qualcosa di familiare.
Frugai nel mucchio di ricordi della mia mente e poi realizzai:  quel tizio era il bambino del pesce.
Dopo che i due si separarono, pedinai  il ragazzo del pesce fino a casa e mi arrampicai su di un albero di fronte al suo palazzo quando mi accorsi che percepì la mia presenza.
Gridò: “Ma che bello sei! ASPETTA, NON SCAPPARE!!”  ma ormai ero già sparito tra i rami; qualche minuto dopo uscì da casa guardandosi intorno, lasciando avanzi di cena a terra in una vaschetta per alimenti.
A quel punto decisi che la mia adorata Ide, doveva diventare la sua compagna ad ogni costo.
“Non sono qui per ucciderti” dissi a un merlo che mi guardava terrorizzato, ”Voglio solo sapere se sai se al sorgere del Sole quell’umano al terzo piano esce di casa”.
“Sì, ma ti prego lasciami stare, la mia compagna ha appena covato” mi rispose e io fui di parola.
Mi appostai facendo brevi pisolini e le orecchie fecero la  guardia tutta notte.
All’alba, Ide mi comunicò  telepaticamente “OH BAS, MA  DOVE CAZZO SEI FINITO TUTTA NOTTE?!”
Inventai una buona scusa felina:“Sono fuori dal negozio, non avevo sonno e c’è una gatta che mi piace qui. Ti aspetto davanti alla saracinesca.”
Come Ide arrivò, come per magia uscì anche il ragazzo e io andai verso il giovane strofinandomi contro le sue gambe.
“Ti sei perso bestione?” disse bonariamente il ragazzo che si inginocchiò vicino a me.
Ide arrossita disse: ”Bastet, vieni qui! Scusami, mi è scappato stanotte.”
Lui rispose: “Ah, è tuo quindi? E’ meraviglioso sai?”
Io comunicai telepaticamente a Ide “Presentati almeno, percepisco che lui ci tiene”.
“Ci vediamo tutte le mattine e non ci siamo mai presentati: Ide, piacere.”
“Argo, piacere mio. Passa una buona giornata.” Rispose.
“Ti piace Ide, confessa!” la punzecchiai e lei rispose “Bas, smettila. Non fare mai più una cosa del genere piuttosto, temevo di trovarti disteso sul rettilineo di viale Regina.”
Mi appollaiai su di un vecchio cuscino nel magazzino dei farmaci in negozio, riflettendo su come incastrare Stelian aggirando i suoi trucchetti da stregone. Poi  sentii fuori dal negozio, il frusciare di un gruppo di foglie spostate dal vento e capii che le correnti d’aria, con il loro trasportare odori da lontano, potevano essere buone alleate per scovare Stelian.

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